Il marchio Cirio, azienda leader nel settore delle conserve alimentari, è da sempre sinonimo di innovazione e qualità. Forse non tutti conoscono la storia di Francesco Cirio, il geniale imprenditore che fondò l’azienda nel lontano 1875.

Nato nel 1836 a Nizza Monferrato, in provincia di Asti, Francesco Cirio era figlio di un modesto commerciante di granaglie e dall’ambiente del commercio attinse immediatamente un grande intuito e un’intraprendenza inusuale in un ragazzo tanto giovane: a soli quattordici anni, il giovane Francesco era già attivo nel celebre mercato ortofrutticolo torinese di Porta Palazzo come ambulante. 

A quell’epoca, le primizie italiane fresche erano molto richieste nel mercato francese e inglese, motivo per cui Cirio avviò degli scambi commerciali di frutta e ortaggi con Londra e Parigi, diventando in breve tempo uno dei maggiori esportatori agricoli del territorio. 

Intorno ai vent’anni Cirio intuisce l’importanza dell’appertizzazione, procedimento innovativo elaborato da un pasticcere francese per la conservazione degli alimenti; fu poi nel 1867, quando comparve la banda stagnata, che il commerciante presentò il suo metodo di conservazione in barattolo all’Esposizione Universale di Parigi, fucina di idee e di innovazione industriale dell’epoca. Dopo un primo periodo in cui inscatolava piselli, Cirio passò ai pomodori pelati, diventati uno dei prodotti-simbolo dell’export italiano nel mondo. 

In seguito all’Unità d’Italia, numerosi stabilimenti Cirio vennero aperti anche nel Mezzogiorno: ecco perché nonostante le origini sabaude il marchio si fa portavoce di valori storicamente connessi all’Italia del Sud. 

Un passato da venditore ambulante, un grande intuito, delle idee geniali: ecco che cosa ha trasformato Francesco Cirio nell’imprenditore artefice di una delle imprese più tipicamente italiane del panorama economico internazionale. 

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