Intervista a Stefano Cavaglià, prima parte: il ruolo strategico di A.P.G.O. per i mercati di Torino

Intervista a Stefano Cavaglià, prima parte

01 Dicembre 2020

Fiere ed eventi

Abbiamo avuto il piacere di fare due chiacchiere con il Dott. Stefano Cavaglià, dal 2017 Presidente di A.P.G.O. (Associazione Piemontese Grossisti Ortoflorofrutticoli).

In questa intervista ci ha raccontato l'impegno e le attività di questa storica associazione, che dal 1947 gioca un ruolo fondamentale per far sì che ogni giorno arrivino sui mercati di Torino, e quindi sulle nostre tavole, frutta e verdura fresca, anche in periodi difficili come quello che stiamo vivendo.

 

AP: Dottor Cavaglià, innanzitutto la ringrazio per questa intervista; ci piacerebbe far capire ai nostri lettori di cosa si occupa A.P.G.O. e quale ruolo strategico riveste per i mercati di Torino.

SC: Sì, grazie, cominciamo col dire che la nostra associazione vanta una storia che si avvicina quasi al secolo e un'importante eredità fatta di relazioni e situazioni consolidate, con le quali mi sono dovuto confrontare in questi tre anni e mezzo di presidenza. È un'associazione che gode di una struttura ben organizzata: vi è un Consiglio Direttivo, supportato dal personale e dalla segreteria, che svolge attività tipiche associative come la gestione dei rapporti con il Comune, le Istituzioni locali e la società Consortile, il C.A.A.T., che gestisce gli spazi in cui sono insediate le aziende nostre associate e una serie di servizi connessi. 

Il Comune di Torino e il C.A.A.T. sono sicuramente gli attori principali con cui ci troviamo a relazionarci, ma non sono gli unici: ci confrontiamo anche con Camera di Commercio, Regione e l'ASL, per esempio. A.P.G.O. svolge quindi tutto il lavoro della parte associativa: dirimere questioni sindacali o politiche, dare voce a istanze e lamentele delle aziende socie, seguire gli aggiornamenti normativi, ma anche più pratiche, legate alla logistica di un’area mercatale complessa nella quale lavorano ogni giorno 2-3.000 persone. 

Ci occupiamo inoltre tramite la società di servizi A.P.G.O. Servizi srl, di proprietà dell’Associazione, di consulenza ai soci per quanto riguarda temi come le buste paga e le questioni legate ai dipendenti; ma anche di corsi di formazione previsti dalla legge e specifici di settore, sia per titolari che per i nostri dipendenti, sicurezza sul lavoro, HACCP. 

Infine, siamo coinvolti nella gestione delle convenzioni che abbiamo in atto, per esempio sulle pedane idrauliche delle rampe di carico, le serrande e molto altro. 

 

AP: Lei ha citato il C.A.A.T., potrebbe spiegare meglio ai non addetti ai lavori quali sono i rapporti che intercorrono tra questa società e A.P.G.O.?

SC: Cominciamo col dire che A.P.G.O. è l'associazione che raccoglie attualmente circa il 90% degli operatori grossisti del centro, la quasi totalità. A metà degli anni Ottanta fummo promotori di quel processo conosciuto a livello nazionale con il nome di “Piano Mercati” che istituì 12 mercati che a livello nazionale rivestivano una rilevanza non più locale ma nazionale. Il mercato di Torino rietrò tra quei 12 e potè beneficiare dei finanziamenti e da lì nacque la società consortile, ma per azioni, conosciuta come C.A.A.T. S.c.p.A: una partecipata sostanzialmente pubblica ma che al suo interno ha realtà come  A.P.G.O., Ascom Confesercenti e interporto di Torino. Tutte queste realtà private sono state comprese all’interno della compagine. A.P.G.O. con i suoi operatori è il cuore pulsante del centro, ma in quanto socia C.A.A.T. (la stessa società che gestisce), siede nel consiglio di amministrazione e, ovviamente, in assemblea soci.

 

AP: Lei ci sta raccontando di una realtà articolata, con una lunga storia e che immaginiamo gestisca volumi di affari importanti.

SC: è importante premettere una distinzione per evitare confusioni, C.A.A.T. è la società che gestisce il Centro e che ha un fatturato che si aggira intorno ai 6.000.000 di Euro. Se invece parliamo del giro d'affari complessivo degli operatori grossisti insediati al suo interno, parliamo di circa mezzo miliardo di € l'anno di frutta e verdura commercializzata. Movimentiamo veramente un volume importante di merce perché le nostre aziende non si limitano a coprire la regione Piemonte ma c’è anche la Val d'Aosta, che tendenzialmente si approvvigiona da noi; la Liguria, a partire da Savona fino a Ventimiglia, una buona parte di di Costa Azzurra (il mercato di Nizza si rifornisce a Torino per i prodotti e che non si trovano in Francia), e infine, tutta la fascia delle delle montagne circostanti oltre la nostra frontiera, la Savoia, Briançon. Tutto questo fa capire i numeri che si sviluppano all’interno del centro.

 

AP: Dietro a tutto questo lavoro ci saranno sicuramente anche delle tecnologie particolari legate al settore, ci piacerebbe saperne di più.

SC: Forse questo è uno dei temi che più mi sta a cuore e che insieme a C.A.A.T. abbiamo intenzione di affrontare ora che la Società ha raggiunto una stabilità economica e finanziaria strutturale considerata prioritaria a partire dal primo mandato di Presidenza dell’Ing. Lazzarino recentemente riconfermato. Oggi la società è assolutamente sana, per questo stiamo facendo una serie di ragionamenti e di progettualità a livello di C.A.A.T. per puntare molto sul tema della digitalizzazione. Alcuni nostri operatori grossisti di grandi dimensioni lavorano già con un livello di tecnologia elevato, spesso legato ad attività di importazione, lavorazione, di confezionamento e di trasformazione del prodotto, per avere dei formati conformi all’esigenza della grande distribuzione. Sono attività varie, che si sono insediate e che nel corso degli anni hanno sviluppato delle proprie caratteristiche distintive anche attraverso il rafforzamento di brand importanti nel nostro settore e a cui l’ortomercato di Torino può vantare di aver dato i natali. 

Ci sono quindi un ristretto numero di aziende che sviluppano fatturati molto importanti, e poi molte aziende medie e medio-piccole che hanno una struttura ben differente. Queste realtà sono tuttavia lo zoccolo duro della nostra Associazione e del Centro e proprio su queste si sta cercando di fare con C.A.A.T. un ragionamento di innovazione tecnologica. Molto spesso, infatti, queste realtà con fatturati più contenuti non possono permettersi una struttura come quella delle poche aziende grandi e possono quindi aver bisogno di ricevere supporto nel loro processo di innovazione tecnologica, per rimanere al passo con le novità e con le evoluzioni del nostro mondo. Pensiamo, per esempio, alla situazione che stiamo vivendo attualmente: essa ha generato delle circostanze particolari a cui un'azienda medio-piccola fa fatica ad adeguarsi. Siccome l'obiettivo dell'ente gestore non è solo gestire gli spazi, ma esso è stato concepito nella ratio del legislatore come un organismo che potesse anche favorire lo sviluppo del Centro e delle aziende insediate nel loro complesso, stiamo portando avanti un progetto che si trova attualmente nella fase di studio di fattibilità e mi auguro nel breve darà vita a una piattaforma con delle innovazioni tecnologiche importanti. Questo processo necessariamente dovrà avvenire se vogliamo che le nostre aziende continuino a mantenere quel terreno che oggi hanno conquistato.

 

AP: Lei prima ha fatto un inevitabile riferimento al periodo storico che stiamo vivendo: mi chiedevo cosa fosse cambiato all'interno del centro e nel vostro modo di lavorare in questi ultimi mesi.

SC: Indubbiamente l'aria che si respira è differente dal normale: il nostro è di fatto un mercato, seppur all'ingrosso. E il mercato, a Torino e in tutta Italia, è un ambiente molto particolare, che ovviamente, con le restrizioni che è stato necessario mettere in atto, ha perso parte della sua spontaneità. Per fortuna lavoriamo in spazi chiusi ma molto ampi e con un buon ricircolo d'aria. Detto ciò, pur essendo stati fortunati perché il lavoro che svolgiamo non si è mai arrestato, devo dirvi che in certi momenti, soprattutto a Marzo, sarebbe stato bello poter lavorare in smart working, per poterci tutelare a livello di salute. Ma non è stato possibile: il lavoro che svolgiamo è anche un servizio pubblico di importanza strategica per la collettività. Noi siamo sempre riusciti a garantire che l'ambito dell'ambulantato e dei negozi di vicinato, avesse ortofrutta per tutti, cosa che non era scontata. Alcune modalità di lavoro sono cambiate proprio in quel momento, e devo dire che ha portato anche qualche miglioria: per esempio, noi prima del periodo Covid non avevamo mai pensato a creare un nostro gruppo aziendale WhatsApp con i contatti anche dei nostri dipendenti su cui dirottare i molti ordini che in quel momento hanno iniziato a passare per quel canale. Ora invece lo abbiamo e lo usiamo spesso per gli ordini e per facilitare il lavoro, limitando alcune attività in presenza.

 

Ma come si svolge la vita nel C.A.A.T. e quali sono le più recenti iniziative promosse dall'associazione? Continua a leggere l'intervista per saperne di più.

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