Il Caat dagli anni ‘30 a oggi: un punto di riferimento per i mercati di Torino

Mercati Torino: il Caat dagli anni ‘30 a oggi

12 Novembre 2020

Fiere ed eventi

Gli operatori ortofrutticoli dei mercati di Torino si approvvigionano delle loro merci al Caat “Centro Agro Alimentare di Torino Società Consortile per Azioni”. Qui la giornata comincia presto, o meglio, non si ferma mai. I mercati generali della nostra città, infatti sono di solito aperti ventiquattr’ore su ventiquattro, sette giorni su sette, e sono il terzo mercato ortofrutticolo d’Italia per quantità di prodotti acquistati e venduti. Qualche numero?

440.000 mq di area mercatale occupata e recintata, 120.000 mq di area coperta, 84 aziende grossiste insediate, circa 170 produttori locali delle province di Torino, Cuneo e Asti: insomma, una piccola città che dal 2002 si estende al confine Nord dell’Interporto di Torino. Logisticamente una scelta strategica, per la vicinanza alle grandi arterie stradali del capoluogo piemontese, ma nella memoria collettiva dei cittadini, i mercati generali di Torino sono quelli di Via Giordano Bruno, che sono stati attivi e operanti per quasi 70 anni, escluso il periodo bellico in cui subirono danni da bombardamento.

Era il 1928 quando il Comune di Torino, con notevole lungimiranza, stanziò l’incredibile cifra di 10.600.000 lire per costruire il nuovo Mercato Ortofrutticolo. La costruzione del complesso partì nel Natale del ‘31 e in soli due anni si arrivò alla sua inaugurazione. Il risultato è un eccellente connubio di funzionalità, estetica e capacità tecnica: l’opera, firmata dall’architetto istriano Umberto Cuzzi, si rivela infatti un grande esempio di architettura razionalista e trova subito spazio sulle principali riviste dell’epoca.

La costruzione, con padiglioni ad arco parabolico in calcestruzzo armato e gallerie illuminate da sheds verticali, era infatti molto moderna per l’epoca. La leggerezza delle arcate creava spazi quasi rarefatti mentre l’ingresso principale dei mercati sovrastato dalla torre dell’acqua, si poneva come elemento di forte caratterizzazione del territorio. Oltre ad avere un’ardita architettura, l'edificio si trovava in una zona allora strategica, in prossimità dello scalo ferroviario: la merce veniva scaricata direttamente dai vagoni e distribuita alle zone di vendita e ai mercati di Torino, attraverso una linea tranviaria.

La zona, vicina alla confluenza del Po e del Sangone, era stata scelta inoltre perché ritenuta la più fredda della città e pertanto funzionale alla conservazione dei prodotti ortofrutticoli.

Con gli anni, però questa parte di Torino, allora periferica, è stata inglobata nella città, mostrando i suoi limiti urbanistici e logistici. Negli anni ‘80 il Comune decise di mettere in piedi un progetto per spostare il Caat in un’area libera, ampia, idonea alle nuove esigenze di spazio e di logistica: lo spostamento definito avvenne all’inizio del nuovo millennio.

Nel 2001 il complesso di via Giordano Bruno viene dismesso e restaurato per accogliere parte del villaggio olimpico per Giochi invernali di Torino 2006. Forse l'ultimo momento di luce per questo straordinario edificio che è stato per tanti anni un punto di riferimento non solo per i mercati di Torino, ma per la città intera, e che è oggi in attesa di di trovare nuova vita con una destinazione d’uso che renda giustizia alla sua storia.

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